Puoi ascoltare questo intervento su Facebook: IL GIOCO È UN’ESPERIENZA NATURALE
Il corpo possiede le prime risorse per creare dei giochi Il bambino non pensa di giocare ma attraverso il gioco impara a pensare. Per il bambino il gioco è un’esperienza naturale e il proprio corpo è il mezzo attraverso cui comincia ad interagire sull’ambiente e a trasformarlo. Più impariamo ad osservare il gioco spontaneo del bambino e più ci rendiamo conto che non è necessario organizzare o insegnare ma è fondamentale sostenere e lasciare andare il bambino verso la propria creatività. Al bambino non vanno insegnate delle competenze ma è sufficiente riconoscere quelle esistenti. I CANALI SENSORIALI: VISTA Il gioco attraverso il canale visivo Fin dai primi mesi è possibile osservare il canale scelto dal bambino per entrare in relazione con l’ambiente: lo sguardo. Bè utilizzando questo canale è possibile sollecitare delle primissime risposte attraverso la variazione del corpo del bambino nello spazio e nelle posizioni. Piu tardi quando il bambino ha più abilità nei movimenti del capo e del collo e nel controllo posturale è possibile ottenere la sua attenzione con piccoli variazioni e spostamenti del corpo dell’adulto che può schermarsi utilizzando un oggetto come lenzuolo o qualsiasi altra cosa e scoprirsi dopo qualche secondo. CANALI SENSORIALI:UDITO Il gioco attraverso il canale uditivo Orientarsi ai rumori e alla voce della mamma per il bambino è la primissima esperienza attraverso il canale uditivo. Anche in questo caso man mano che diventa più competente nel movimento del capo e nel controllo posturale, è possibile ottenere delle risposte e attirare la sua attenzione. Canzoncine o melodie attraverso la voce dell’adulto, soprattutto nei momenti in cui il corpo dell’adulto non è visibile. Il bambino ascolta e viene sollecitato alla risposta che induce al nuovo richiamo. CANALI SENSORIALI:TATTO Il gioco attraverso il canale tattile Il contatto pelle pelle ha origini precocissime è tra I canali sensoriali quello più sensibile e più fertile per instaurare una comunicazione tra bambino e adulto. Le mani che toccano il corpo dell’ altro (genitore) partendo dalle parti del viso fino alle mani e ai piedi, scoprire il proprio corpo e il corpo dell’altro sostenendo lo sviluppo dello schema corporeo. Dove è il naso? Dove sono gli occhi? Dove sono le mani? Ecc… E ADESSO SI GIOCA!!! PRIMO GIOCO Cucù 1) Il genitore si posiziona davanti al bambino e si copre il volto con le mani dicendo cucù, dopo qualche secondo scopre il viso e sorridendo guarda il bambino e dice tetteeee. 2) Il genitore si nasconde dietro un panno e chiede al bambino dove è la mamma o dove è il papà? Per invitare il bambino a cercarla/o. 3) Si può provare a mettere un panno sulla testa del bambino e chiedere dov'è il mio bambino? Perché questo gioco è importante? 1)Il bambino gioca la paura di restare solo e comprende che il genitore pur scomparendo resta comunque presente. 2)Si favorisce la percezione della permanenza degli oggetti e delle persone anche se non si vedono 3) Si evidenzia la linea di confine tra realtà e finzione fra ciò che si vede e ciò che non si vede facendogli vivere l’esperienza delle prime esplorazioni di presenza e assenza. SECONDO GIOCO Il gioco della voce, rumori e suoni. 1) produrre suoni o melodie con la propria voce per favorire una risposta attentiva da parte del bambino ed eventualmente una risposta anche vocale. Creare delle pause di silenzio, tra una melodia e l’altra. 2)Proporre l’ascolto di rumori bianchi 3) Esporre il bambino all’ascolto di ninne nanne, musica classica in una stanza con pochi oggetti e con assenza di rumori di sottofondo. Perché questa attività è importante? Si allena il bambino ad ascoltare e si prosegue un’ attività che il bambino già vive fin dall’ epoca pre-natale, quando dal pancione ascolta il battito cardiaco e la voce della mamma. Con la sovrapposizione della voce delle persone ai suoni e alla musica permettiamo al bambino di innescare la comprensione e il sentire in modo selettivo. Più viene esposto a diverse tonalità e melodie e più intraprende un’azione di selezione che spinge al raggiungimento del piacere di ascoltare. TERZO GIOCO CON-TATTO Proporre dei giochi di contatto di parti del corpo Mani-Testa-Naso-Piedi e Pancino Il genitore posizionandosi davanti al bambino chiede:<< dove sono le manine?>> tocca e accarezza delicatamente le mani del bambino e dice eccole ( ecco le tue mani) e così via via per tutte le parti del corpo. Perché è importante questo gioco. Si aiuta il bambino a orientarsi alla consapevolezza corporea. Ad apprendere le parti del proprio corpo. A riconoscere la differenza tra il proprio corpo e il corpo altrui. A conoscere il nome delle parti del proprio corpo. GIOCO DI E IN TUTTI I SENSI Giro giro tondo E’ il gioco sociale che mette insieme ed integra l’utilizzo dei sensi. Lo sguardo perché si sta uno di fronte all’altro. L’udito perché si canta e si ascolta la canzoncina. Il tatto perché c’è il contatto con le mani. A presto Valeria
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Puoi ascoltare questo intervento su Facebook: Per circa 9 mesi il bambino è parte integrante del sistema biologico della mamma. Solo quando comincia a respirare con i propri polmoni può essere considerato un essere umano indipendente.A soli 10 minuti di vita i sensi del bambino vengono bombardati da un nuovo campo visivo, nuovi suoni, nuove sensazioni; possiede già una mimica inconscia, il bambino non sa neanche di avere un volto ma già riesce a tradurre ciò che vede in azioni analoghe. L' imitazione è una delle migliori strategie di apprendimento che hanno i bambini, grazie all'imitazione i bambini imparano cosa si prova ad essere umani, gli animali si alzano in piedi e camminano a pochi secondi dalla nascita, il neonato sembra totalmente incapace di fare qualsiasi, cosa riesce a malapena a controllare il movimento a strattoni degli arti e anche il cervello del neonato risulta essere il meno organizzato rispetto a qualsiasi altra specie. In realtà questa incapacità è un vantaggio perché le sue potenzialità sono enormi e il cervello crescerà nell'arco di 12 mesi più di ogni altro organo, questo solo grazie alla costruzione di nuove connessioni stimolate dall'esperienza. Lo sviluppo delle facoltá dell'uomo e dei mammiferi non sono inscritte solo nel codice genetico,ma il bambino ha bisogno di numerosi stimoli affinchè le capacità possano sbocciare ma questo accade soprattutto se gli stimoli arrivano in periodi ben precisi.
La primissima esperienza che il bambino fa rispetto alle stimolazioni ambientali è l'esperienza nella propria casa, la casa ospiterà il piccolo bimbo che nella migliore delle situazioni avrà sicuramente la propria cameretta.È fondamentale invece che il bambino viva tutti gli spazi della casa secondo un proprio bisogno, in base alle esigenze legate all'evoluzione del suo sviluppo psicomotorio ed è importante che il bambino senta l'adulto come una persona che partecipa al suo gioco e che non controlli, che non censuri l'azione spontanea che in quanto non sarà mai così pericolosa se vissuta nella possibilità di essere, di muoversi, di agire e di vivere. La casa è il luogo che se è organizzato bene può mettere in atto, immaginare, programmare ed organizzare i giochi senza oggetti spiegati anche nella prima presentazione, è il luogo magico dove le potenzialità del bambino possono essere espresse in tutta la loro autenticità. La potenza dell' azione genitoriale se non censura l'azione del bambino favorisce la regolare evoluzione di quest'ultimo. Quando però il regolare sviluppo del bambino incontra delle barriere allora è possibile che le finestre predisposte all'evoluzione delle competenze innate possano interrompere la loro apertura. L' adulto quindi che si prende cura del bambino può accorgersi che qualcosa non va si preoccupa talmente tanto che fa una richiesta d'aiuto, può accadere che venga portato a fare una visita specialistica dove lo specialista in seguito ad una osservazione e degli esami specifici possa trarre delle conclusioni di tipo valutativo diagnostico, prescrivere la terapia psicomotoria e il bambino possa quindi giungere all'osservazione psicomotoria. La Terapia psicomotoria è una terapia che utilizza principalmente la comunicazione corporea, il linguaggio corporeo fatto di gesti sguardi, movimenti,azioni e non necessariamente utilizzo di materiali ma anche senza di essi. L'osservazione di quello che il bambino esprime spontaneamente aiuta il terapista a conoscere i gesti, gli sguardi e i movimenti del bambino o anche le parole qualora fossero presenti e solo attraverso la nascita di un vero e proprio dialogo il terapista può essere in grado di organizzare un programma terapeutico su misura del bambino.Dopo la prima osservazione e dopo aver fatto un bilancio delle competenze e delle difficoltà che presenta il bambino rispetto all'età cronologica si decide di programmare un percorso con specifici obiettivi a breve e a lungo termine. Si comunica alla famiglia quali sono i dati osservativi e quali sono gli obiettivi che il terapista insieme alla famiglia si propone di raggiungere. Allora se la famiglia si affida realmente e se il terapista riesce a strutturare una comunicazione profonda,una relazione pulita è possibile assistere a degli evidenti cambiamenti: in particolare è possibile osservare una variazione del livello emotivo e delle emozioni espresse dall'inizio, in itinere e al termine del percorso che vanno dalla paura alla gioia. È possibile osservare una variazione della mimica e dei gesti che vanno da una espressività incoerente alla esperienza ad una espressività coerente con l'esperienza vissuta. La partecipazione emotiva dell'esperienza di gioco è reale e la mimica diventa variabile piuttosto che statica ed è possibile anche assistere ad una variazione dell'espressività comunicativa di tipo verbale interazioni verbali e comunicative o l'assenza di produzione verbale che caratterizzavano l'espressività comunicativa iniziale lasciano il posto ad una comunicazione verbale, a quelle che sono richieste maggiormente intenzionali o addirittura all' emergere dell'espressività verbale che consegue invece ad un assenza totale ad inizio trattamento. Ci vuole coraggio a prendere in carico un bambino, la sua storia e il suo nucleo familiare, ci vuole coraggio ad ascoltare ciò che i messaggi del bambino inviano alle emozioni e alla storia personale del terapista. Ci vuole coraggio a decidere cosa fare, a decidere che impegno prendersi col bambino che hai davanti. Ci vuole coraggio ad essere terapista. Il movimento del bambino richiama emozionalmente il proprio movimento (del terapista) le emozioni del bambino richiamano le proprie emozioni, le parole del bambino o le non parole del bambino richiamano le parole e i pensieri del terapista, la comunicazione tra bambino e terapista deve mettere su e deve organizzare un vero e proprio dialogo, la azione tra il bambino e il terapista sono la costruzione di una storia. L'obiettivo finale di un valido terapista è restituire alla famiglia l'autenticità del loro bambino per sostenere ed aiutare a comprendere e continuare il lavoro di sostegno e spinta all'evoluzione del loro piccolo. Costi quel che costi. A presto Valeria Traversa |
AutoreValeria Traversa ArchiviCategorie |